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Intervista alla dottoressa Annamaria Minicucci, Direttore Generale dell'AORN Santobono Pausilipon

Immagine del redattore: ilBelvedereonlineilBelvedereonline

Aggiornamento: 21 feb 2024

La redazione del giornalino, il giorno 21 gennaio, ha avuto l’onore di intervistare la Dottoressa Annamaria Minicucci, direttore generale dell’AORN Santobono Pausilipon. La Dottoressa ci ha dato un grande insegnamento: in tutto ci vuole passione, impegno e umanità.




1. Nella nostra società, nonostante tutti i progressi ottenuti, le donne che riescono a raggiungere posizioni importanti, come la sua, nelle varie attività lavorative sono purtroppo una minoranza, Lei personalmente ha mai incontrato difficoltà o subito discriminazioni nel corso della sua carriera? Come reagisce alle critiche?

Avevo le idee chiare: decisi di intraprendere lo studio della medicina già dopo il liceo, quindi svolsi gli studi universitari e, dopo degli anni, ottenni la laurea di medico specialista in igiene. Avrei dovuto lavorare in un laboratorio di analisi come mia madre, ma successivamente, come del resto lo sono tuttora, divenni il manager dell’azienda ospedaliera Santobono Pausilipon.

Il primo giorno di lavoro al Pascale, il direttore mi convocò per parlarmi, per rendermi consapevole del mio ruolo di “donna” in un ambiente lavorativo prevalentemente maschile, e in cui le donne sovente erano a costrette ad abbandonare il posto di lavoro, la maggior parte delle volte per badare alla famiglia. Affermo comunque che ad una donna regalano molto meno che ad un uomo, nonostante oggi ci sia più equilibrio sotto questo punto di vista. Una donna deve farsi rispettare, ma deve rispettare il suo lavoro.



2. All’interno dell’Ospedale Santobono Pausilipon è stato realizzato il cortometraggio "Il piccolo mago" con l'obiettivo di sensibilizzare le persone sul tema della donazione. Ci racconta qualcosa? Come è nato? Chi ha collaborato?

“Il Piccolo mago” è nato soprattutto grazie dalla disponibilità collaborativa dei registi e degli interpreti, in quanto l’ospedale pediatrico attira attenzioni. La principale finalità di quest’ultimo è sensibilizzare alla donazione degli organi, del midollo in particolare.


3. Secondo lei, quante persone, al giorno d'oggi, sono disposte a donare?

Non è sempre facile, anzi è un impegno dalla riuscita difficile. Dipende molto dal personale di assistenza che riesce o meno a creare rapporti di confidenza e disponibilità con le persone. La donazione non è una scelta facile. Ogni persona può essere favorevole o meno ed ogni famiglia la pensa in un modo, molte volte, a mio parere, facendosi condizionare da convinzioni false o dispregiando e sconsigliando questo atto umanitario. Tutto dipende ovviamente da criteri di compatibilità tra il donatore e il ricevente, le liste d’attesa che sono molto lunghe, ma più che da ogni altra cosa dipende dalla scelta del singolo individuo nell’essere favorevole o meno nella donazione. Alla fine è un piccolo gesto per rendere la vita degli altri migliore.



4. Ultimamente ha ricevuto il premio "Donne per Napoli" per la Ricerca e la Medicina. Quali emozioni ha provato nel ricevere questo riconoscimento?

Sono molto felice, è bello e lo definisco un riconoscimento per l’impegno civile oltre che professionale. Mi sento molto gratificata di aver ricevuto un premio di questa importanza. Per una donna non è sempre facile raggiungere obiettivi del genere, nonostante i tempi siano cambiati. Ricevere questo riconoscimento, questo premio, mi fa essere degna di rappresentare la mia città.


5. Che aiuto fornisce la tecnologia in campo medico? L'app che è stata creata per l'ospedale Santobono, attiva da ormai quasi un anno, che servizi offre?

La tecnologia è importantissima e grazie a essa gli interventi sono meno complessi. Proprio oggi, una bambina di un anno ha subito un intervento a causa di un tumore all’utero. È stato un intervento endoscopico effettuato con uno strumento dotato di pinzette che ha permesso di svolgere l’intervento facilmente, senza complicazioni e non arrecando danni permanenti alla piccola. La tecnologia è il futuro e, a mio parere, nella medicina è uno dei campi di sviluppo più promettente e progressivo. Per fortuna ci sono sempre più tecnologie e macchine che potranno dare un grande aiuto alla medicina.


6. Cosa pensa della sperimentazione in campo medico riguardo le malattie neonatali?

In età pediatrica bisogna essere cauti per evitare che ci siano dei rischi permanenti. A questo proposito, il ministero della Sanità ha previsto un comitato dedicato all’infanzia.



7. Al Santobono è stato istituito un nuovo modo di accedere pronto soccorso dal nome “Vivere a Colori”. Ci spiega in cosa consiste?

Il Santobono Pausilipon è l’ospedale pediatrico più visitato, con migliaia di ingressi annuali, oltre che essere il centro pediatrico maggiormente affollato del Sud Italia.

Circa un anno fa è stata creata l’applicazione del pronto soccorso “Vivere a colori”, che permette di mantenere aggiornata la situazione dell’affollamento del centro di attesa in tempo reale. Abbiamo anche creato dei braccialetti ispirati ai colori dell’urgenza di soccorso, che distribuiamo alle famiglie anche per fini educativi.

Con l’aiuto dell’app del Santobono, si può controllare l’andamento e la richiesta nell’ospedale. L’app inoltre è dotata di operatori attivi h 24, 7 giorni su 7 I quali possono dare una mano o dare informazioni a chi ne ha bisogno.


8. Ultimamente una rappresentanza del nostro giornalino ha partecipato al Santobono all’evento “Anche tu puoi essere un supereroe” e in quella sede abbiamo saputo che a breve aprirà il Centro Trapianti di rene pediatrico, una grande occasione e una eccezionale opportunità per tanti piccoli pazienti. Quali problemi e quali ostacoli sta incontrando per realizzare questo progetto?

Aprire un centro trapianti è complicato, richiede un’autorizzazione dal ministero. L’importanza della dialisi è vitale per persone con problemi ai reni. L’unica soluzione è il trapianto, per questo possedere un centro trapianti è una questione di civiltà.


9. Com’è gestire un’azienda ospedaliera? Quali responsabilità comporta? Quali sono le prossime iniziative che vorrebbe intraprendere?

Da giovane mi resi conto della responsabilità e della costanza che avrebbe richiesto il mio lavoro. Gestire un’azienda ospedaliera è un impegno civile, una responsabilità grande perché bisogna restituire il servizio alle persone, facendo in modo che non siano insoddisfatte. Credo fermamente che l’azienda ospedaliera in Campania abbia subito un notevole sviluppo negli ultimi anni.



10. Da quanto tempo svolge il suo lavoro? E quale è stata la sua più grande conquista fino ad ora?

Svolgo il mio lavoro da ormai ventotto anni. In questo periodo di tempo devo dire che ho avuto molte soddisfazioni e mi sono impegnata molto. La mia continua occupazione e i miei impegni hanno sottratto, la maggior parte delle volte, tempo che ho dovuto sottrarre alla mia famiglia.


11. Qual è la parte più bella del suo lavoro? E la più brutta?

La parte più brutta è quando la gente fa delle rivendicazioni. Cerco sempre di restituire ad ognuno la propria “responsabilità”. La parte più bella è invece quando in un ospedale c’è un rapporto di amicizia e un clima positivo, che dà soddisfazione e valore. Le persone notano, colgono questo aspetto. Io lo definisco un “ambiente umano”.

Essere medico è un grande impegno. Bisogna sempre essere attenti perché un’emergenza può arrivare da un momento all’altro.


12. Lei ha contribuito a salvare la vita di una bambina, Noemi. Cosa ha pensato quando è venuta a sapere delle condizioni in cui si trovava la bambina? E cosa ha provato quando ha capito che era salva e ha chiesto di giocare con le bambole?

È stata un’esperienza umana e toccante. Bisognava gestire la tensione e la popolarità della faccenda e agire tempestivamente come ho fatto insieme a tutto il personale dell’ospedale. Abbiamo avuto il sostegno di tutti anche il Presidente della Repubblica e vari ministri sono venuti per visitare e per capire le condizioni di Noemi. Tra lei e i dottori che l’hanno assistita in questo difficile percorso si è creato un forte legame, incrementato dalla fiducia dei giovani genitori della bambina che si sono affidati a chi sapeva come salvarla da una morte certa. La bambina era stata colpita da un proiettile di calibro discretamente grande, che le aveva “attraversato” il corpo esile e non adatto a subire dei danni del genere. Un caso che non capita di affrontare tutti i giorni. Io penso che l’intervento in soccorso di Noemi e la sua salvezza abbiano contribuito a difendere Napoli dalla cattiva reputazione che le gira attorno, evidenziandone alcuni aspetti del lavoro che donano riscatto. In generale, questa storia ha toccato l’animo di tutti. In ospedale eravamo molto uniti. Per noi è stata un’esperienza forte che spero sarà di esempio per chiunque si appresti a salvare vite umane; ma spero anche che non capiti mai più una vicenda così grave.

Noemi dopo essere guarita si è affezionata ai medici e al personale dell’ospedale tanto da essere andata a festeggiare la pensione del suo rianimatore. I bambini vedono i medici non come persone che trasmettono paura, ma come punti di riferimento.



13. È stato difficile riuscire a reperire e coordinare dei buoni medici tra anestesisti, chirurghi neonatali e chirurghi specializzati per curare le gravi ferite di Noemi?

No, perché siamo abituati alle emergenze: abbiamo circa venti medici specialisti fissi, siamo sempre pronti alle emergenze. Possiamo prendere come esempio un incidente avvenuto qualche anno fa, quello del bus proveniente da Avellino, precipitato da un’altezza di quaranta metri durante l’attraversamento di un viadotto. Questo avvenimento fu traumatico, sì, morì un notevole numero di persone, ma si salvarono quasi per miracolo dei bambini di piccola età. Vennero portati da noi al Santobono, in condizioni all’estremo della vita. Concludo dicendo che in ospedale si svolgono mestieri difficili, certo, ma per una buona riuscita ci vuole dedizione.



In seguito all’intervista sono stati offerti dei fiori alla dottoressa da parte della redazione mentre la manager, per ringraziarci dell’invito, ha consegnato ad ognuno un calendario 2020 realizzato per il decimo anniversario della nascita della Fondazione Santobono Pausilipon Onlus.

È stata davvero una bella esperienza poter intervistare una persona importante e competente come la dottoressa, la ammiriamo molto per il suo impegno, la sua dedizione e per ciò che fa per aiutare i piccoli pazienti.

Aurora & Stefano Saviano, Fabrizio Serpico, Chiara Panaro.

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