Alcune classi della scuola secondaria di 1° grado Andrea Belvedere hanno avuto la possibilità di intervistare il direttore del carcere minorile di Nisida, Gianluca Guida.
Con lui c’era anche Eleonora Ascione, la comandante del carcere.
Appena li abbiamo incontrati ci hanno fatto subito capire che la vita all’interno di un carcere minorile è davvero molto diversa rispetto a quella che ci trasmette la serie TV Mare Fuori, che è solo una fiction non del tutto veritiera.
Ci ha spiegato che un tecnico televisivo l’ha definita un teen drama; infatti, se guardiamo attentamente Mare Fuori ci accorgiamo che racconta la storia di ragazzi in continua evoluzione. Nella loro vita il carcere fa solo da cornice e bisogna capire che nella realtà i detenuti hanno molta meno libertà.
In più, non è tutto così facile come viene raccontato nella fictio, perché nella realtà servono molte più persone e molti più addetti per fare tantissime cose, come ottenere un’autorizzazione, visitare un parente malato…
Il direttore ci ha spiegato che il loro carcere ha due obiettivi: il primo è garantire la sicurezza tra i detenuti e il secondo è cercare di ricostruire il loro futuro, facendo imparare ai detenuti a riconoscere le loro capacità, i loro bisogni e i loro problemi, per aiutarli ad affrontarli.
Gianluca Guida, inoltre, ci ha spiegato che tutti, anche quelli che si dimostrano più duri, vedono l’ingresso al carcere con difficoltà. Non riescono subito a realizzare che quella sarà la loro vita e si dimostrano diffidenti finché non si integrano nella vita dei laboratori.
Appena entrati, la paura cambia da individuo a individuo. Alcuni sono fortunati perché magari trovano un conoscente disposto ad aiutarli, ma molti ragazzi entrano impauriti e soli, con più nemici che amici.
Un obbligo che impone questo carcere minorile è quello di andare a scuola. Si è scoperto che la maggior parte dei detenuti ha problemi di apprendimento non certificati, come dislessia, disgrafia e discalculia. Proprio per questo, per loro andare a scuola è una fatica enorme e a Nisida si cerca di convincerli in ogni modo.
Col Covid i ritmi del carcere si sono un po’rallentati e, per evitare di far entrare il virus, sono state fermate le visite dei familiari, con l’approvazione dei detenuti. Il Covid, però, è entrato comunque a Nisida, ma nessuno ne ha mai sofferto in modo grave.
Il direttore ha affermato che la cosa più difficile della pandemia è stata sicuramente la ripartenza: alzarsi presto, riprendere le lezioni scolastiche, i laboratori e tutte le altre attività.
Poi, Gianluca Guida ci ha spiegato che Nisida può ospitare massimo 70 persone, anche se arrivare a questo numero diventerebbe una grande sofferenza.
I detenuti non possono girare da una stanza all’altra e dormono in due, massimo tre, in stanze grandi.
Il direttore e la comandante ci hanno spiegato che il carcere è in continua evoluzione, perché i ragazzi cambiano sempre. Anni fa arrivavano più ragazzi assumevano stupefacenti, in particolare eroina, mentre ultimamente arrivano nel carcere ragazzi che assumono psicofarmaci e cannabis, puro veleno e non solo una sostanza di “divertimento”.
Un’altra differenza presente tra i detenuti di oggi e quelli di qualche anno fa è che ultimamente arrivano nel carcere minorile ragazzi che agiscono in gruppo. Questo perché si sentono protetti e perdono la coscienza delle loro azioni. I reati più comuni che compiono sono omicidio, spaccio, e rapina anche a mano armata.
I due, poi, ci hanno informato che le risse si verificano solo in casi eccezionali e gli operatori dell’IPM devono assolutamente capire quali detenuti non sono in buoni rapporti tra loro, per prevenirle.
Gianluca Guida, inoltre, ci ha detto che per lui non è assolutamente vero che l’articolo 27 della Costituzione è il più importante, anzi afferma che per lui l’articolo fondamentale è il 3 comma 2, che ci rende tutti cittadini uguali rimuovendo gli ostacoli economici e sociali, che limitano la libertà e l’uguaglianza e impediscono il pieno sviluppo della persona umana.
Infine, il direttore e la comandante ci hanno detto che se avessero la possibilità di tornare indietro farebbero in modo di arrivare comunque a Nisida, un luogo dove sono orgogliosi di lavorare.
Dafne Miletti
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