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“Grazie per il coraggio che hai avuto, papà”

Aggiornamento: 29 feb 2024



La mafia, la camorra, la ‘ndrangheta sono dei cancri che si infiltrano nella società e hanno terreno fertile in tutti quei contesti dove lo Stato non riesce ad arrivare.

È così oggi, ma lo era, in particolar modo, tra gli anni 70, 80, gli “anni di piombo”, quando le vite umane non contavano nulla, erano solo pedine all’interno di un sistema, che o rappresentavano un problema o avevano avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato; un gioco assurdo, dove boss e membri di clan uccidevano solo per legittimare il proprio potere.

Tra queste povere, innocenti vittime ricordiamo Giuseppe Salvia, direttore del carcere di Poggioreale, il quale si trovò a combattere contro qualcosa più grande di lui e da cui, alla fine, fu sopraffatto.

Morto il 14 aprile 1981, alla giovane età di 38 anni, Giuseppe Salvia, era sempre stato, fino all’ultimo istante della sua vita, un uomo dai saldi principi morali, che aveva sempre lottato per difendere le proprie idee, ma che aveva avuto la sfortuna di firmare la propria condanna a morte, nel giorno in cui decise di rendere la società, in cui noi oggi viviamo, un posto migliore, ribellandosi all’uomo che era riuscito a fondare la nuova criminalità organizzata, senza mai lasciare il carcere, Raffaele Cutolo.

Giuseppe Salvia voleva contrastare fattivamente il potere di Cutolo, senza fare favoritismi e impegnandosi a non fargli acquisire potere, cosicché non vivesse all’interno del carcere come un uomo libero: era solito, infatti chiudere la sua cella e perquisirlo, cosa che, a quei tempi, era vista come un oltraggio all’importantissima figura del boss.

Ed è proprio per questo suo desiderio di giustizia che Giuseppe Salvia è in cielo, un uomo con una grande umanità, a cui in un attimo è stata strappata la cosa più importante che abbiamo: la vita, e che ha privato due figli del proprio padre e una moglie del proprio marito.

È stata la camorra, una realtà napoletana, ma che riguarda tutta l’Italia, che ce lo ha portato via, che ci ha privato di un uomo moderno come Giuseppe Salvia, morto ucciso, perché si era rifiutato di seguire gli altri, perché aveva scelto, consapevolmente, di non fingere di non vedere.

Se solo non avesse reagito, se solo avesse ceduto ai tentavi di corruzione, alle minacce, se avesse chiuso gli occhi davanti a quel contesto che era corrotto dall’interno, forse, ora, sarebbe ancora vivo, ma di certo sarebbe morto come “persona”, ed è proprio per questo che anche suo figlio, Claudio Salvia, alla domanda “Cosa vorresti dire a tuo padre in questo momento se avessi la possibilità di parlargli?”, ci ha risposto “Grazie per il coraggio che hai avuto, papà.”.

Martina Scagliola



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