San Gennaro e il suo inestimabile Tesoro
Il 26 marzo 2024, la redazione de “IlBelvedereOnline”, si è recata presso il Museo del Tesoro di San Gennaro, che si trova al Duomo di Napoli. Alle 14:30 circa, i giovani redattori sono usciti per prendere la metropolitana, per poi scendere alla fermata “Duomo”. Dopo aver camminato una decina di minuti, sono arrivati al Duomo e, subito, si sono recati nella cappella di San Gennaro, Santo patrono della città di Napoli. Ad accoglierli, c’era la dott.ssa Francesca Ummarino, direttrice del museo di San Gennaro. Lei, ha presentato l’abate della cappella, Monsignor De Gregorio, che ha raccontato ai redattori la struttura del luogo in cui si trovavano e cosa rappresentano gli oggetti che sono all’interno di esso. La cappella è stata costruita per volere del popolo, subito dopo la fine dell’epidemia di peste; i napoletani, infatti, decisero che, se fosse finita la peste, avrebbero fatto costruire una cappella dedicata a San Gennaro, all’epoca molto venerato dal popolo di Napoli. Dopo non molto tempo, l’epidemia finì, e così iniziarono i lavori per la costruzione della cappella. Monsignor De Gregorio ha anche raccontato che molte persone, quando sentono le parole “Tesoro di San Gennaro” pensano semplicemente al busto e al sangue di San Gennaro, custodito in una cassaforte dietro l’altare principale e accessibile al pubblico solo nelle date in cui si verifica il noto miracolo del Santo (19 settembre, 16 dicembre, primo sabato di maggio).
In realtà, in cappella, si trova un oggetto ancora più affascinante: la statua della Madonna, caratterizzata dal fatto che è incinta, che indossa l’aureola e che calpesta dei serpenti. Sotto questa statua, ci sono numerose foto di persone care a chi le ha portate, e, inoltre, ogni domenica gli immigrati portano dei fiori, talmente tanti che Monsignor De Gregorio ha dovuto porre dei vasi pieni d’acqua sotto la statua. Nella cappella di San Gennaro, ci sono ben 7 altari e 19 statue raffiguranti dei Santi. Altre di queste statue sono custodite nel museo, raggiungendo un totale di 54 e aggiudicandosi il titolo di collezioni di argenti più grande del mondo. Ci sono anche sei quadri, ma non dipinti su tela come si usa fare oggi, ma su lastre di rame; tutti i quadri rappresentano alcune vicende della vita di San Gennaro. Vicino all’altare principale, ci sono due candelabri, alla base di ognuno dei quali, ci sono tre donne. Nel candelabro a sinistra, le tre donne rappresentano la fede, la speranza e la carità. Invece, nel candelabro a destra le tre donne rappresentano la giustizia, la mitezza e la forza. Monsignor De Gregorio, al termine della spiegazione, ha invitato tutti i ragazzi a vedere da vicino il busto di San Gennaro, fatto interamente da argento dorato, a cui i redattori hanno potuto fare delle foto.Successivamente, la redazione si è recata nel museo, dove è stata accolta dalla guida. Nella prima sala che i ragazzi hanno visitato, c’erano due statue che raffigurano due Santi: Sant’Irene e Sant’Emiddio. A Napoli, per ogni problema c’è un Santo a cui riferirsi. Questi due, rispettivamente, proteggono la città dai fulmini e la città dai fenomeni relativi al Vesuvio, come terremoti ed eruzioni. La seconda sala è stata per tutti quella più affascinante, poiché custodiva la famosa Mitra di San Gennaro. La mitra, è il copricapo che usano i vescovi durante le cerimonie, ma quella di San Gennaro è molto particolare. È stata realizzata per volere del popolo, da Matteo Treglia, nel 1713. E' fatta di oro e argento dorato, con inoltre 3694 pietre preziose, di cui 198 smeraldi, 168 rubini e 3328 diamanti. I gioielli con cui è fatta la Mitra non sono stati scelti a caso: infatti, il rosso dei rubini indica la carità, il verde degli smeraldi indica la speranza e il bianco dei diamanti indica la fede. La Mitra pesa ben 18 kg ed è stata resa elastica per non essere danneggiata durante le processioni, soprattutto sulle vie del centro storico. L’ultima volta che quest’oggetto è uscito dal museo è stata nel 2013; dopo questa data, è stata imposta la regola che non può più uscire dal museo, non perché qualcuno la possa rubare, ma per il semplice motivo che, semmai dovesse venire danneggiata, trovare qualcuno che la sappia restaurare sarebbe quasi impossibile. Nell’ ultima sala che la redazione ha visitato ci sono tre collari, uno dei quali, però, non fa parte del Tesoro di San Gennaro ma è al museo per una mostra temporanea. I collari, al contrario della mitra che è stata voluta dal popolo, sono stati regalati dai re e dalle regine di Napoli o da sovrani che sono venuti in visita nella città. Il primo collare, è decorato con pietre preziose, come ametiste, perle e rubini, e corallo. Invece, il secondo collare è quello più prezioso e ha gli stessi colori della mitra (rosso, verde, bianco). Appese all’oggetto ci sono 5 croci, regalate anche loro da sovrani in visita nella città di Napoli.
Al termine della visita, i redattori hanno preso di nuovo la metropolitana e sono tornati a scuola. È stata per tutta la redazione un’esperienza molto interessante, che ha fatto conoscere ai ragazzi la storia del nostro patrono.
Francesca Schiavo
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