Intervista al Maestro Lello Esposito
- ilBelvedereonline
- 16 apr 2019
- Tempo di lettura: 14 min

Varcata la porta dello studio del Maestro Esposito ci siamo trovati di fronte l’opera che rappresenta San Gennaro. Il Maestro Esposito ci ha mostrato il suo mondo artistico: Pulcinella, San Gennaro, il Corno e il Vesuvio.
Emozionati e allo stesso tempo sbalorditi, abbiamo iniziato ad intervistare il Maestro, che ci ha trasmesso la sua passione per l’arte rispondendo alle nostre domande con entusiasmo.
Le sue risposte ci hanno lasciati a bocca aperta perché con le sue parole ci ha dimostrato che la sua passione è molto forte!
“Buongiorno, Maestro Esposito, siamo degli alunni della scuola media Andrea Belvedere, frequentiamo il progetto PON sulla ‘valorizzazione del patrimonio artistico, storico, culturale, paesaggistico della città di Napoli’.
Per aderire al progetto abbiamo deciso di partecipare al giornalino. Il nostro blog è ‘Il Belvedere online’ cui sono abbinate anche un profilo Facebook e una pagina Instagram su cui pubblicheremo le nostre interviste e le nostre riflessioni e i nostri articoli sull’attualità e su ciò che c’è di bello nella nostra città.
Questo è il primo anno di un’avventura che speriamo possa continuare in futuro, ma sappiamo che solo con impegno e dedizione si raggiungono i propri obiettivi.
Oggi è la prima volta che intervistiamo qualcuno e siamo orgogliosi ed onorati di poter iniziare con Lei, un artista che rappresenta la nostra città in tutto il mondo.
Vorremmo discutere con lei del perché ha intrapreso la carriera da artista e dei motivi per cui è così legato a vari emblemi di Napoli, come per esempio Pulcinella, San Gennaro, il Corno, l’Uovo, il Vesuvio.
Prima di incontrarla ci siamo documentati, abbiamo letto di lei, ma ci fa piacere ascoltare dalla sua viva voce un po’ della sua vita, del suo rapporto su Napoli, delle sue opere.
Affinché tutto vada per il verso giusto, oggi, abbiamo dei ruoli precisi e ognuno di noi si interesserà di un settori prestabiliti.
Infine, le chiediamo il permesso di registrare l’intervista, fare dei video e scattare delle foto se è possibile. Grazie!”
Prima dell’intervista il Maestro ci ha accompagnati nel suo atelier e ci ha raccontato di sé, delle sue opere e di ciò che c’è dietro ciascuna di esse. (Coordinamento dell’Intervista a cura di Eliana e Perla)
Il maestro ci ha mostrato le opere esposte nel suo atelier e ci ha aiutati a osservarle e a comprenderle.
La prima è quella realizzata “per i 150 anni dell’Unità d’Italia alla biennale di Venezia, una delle esposizioni più importanti del mondo. Ci ha raccontato che, quest’opera, ad esempio, fa un racconto attraverso i tubi innocenti, di Garibaldi che è simbolo dell’Unità d’Italia. Egli afferma: Ho realizzato un’opera con dei tubi innocenti che vengono usati per le impalcature, per le costruzioni, per rappresentare anche dei momenti tragici dell’Italia, come alluvioni, tragedie e un ricordo ai palazzi dei Quartieri Spagnoli dopo il terremoto dell’Ottanta, palazzi antichi sostenuti tra loro da tubi. Tubi innocenti come metafora, come insieme, come forza per stare insieme. 150 anni di storia. È un’opera che racconta tutto questo”.

Siamo passati poi in un’altra sala dove sono esposti due Pulcinella che sono tra le prime opere del Maestro. Una, in particolare, risale a circa 30 anni fa: “Ascesa negata o Pulcinella legato, Pulcinella non abita più qui e diventa viaggiatore del modo”.
Sono rappresentati dei “Pulcinella che vengono mangiati, vomitati e creano una matassa di sangue, di magma del Vesuvio, di pomodoro, di tutto ciò che è rosso, di passione. Quando si sono liberati si rituffano in questo cratere-memoria e c’è questa matassa dove siamo avvolti, dove è avvolta tutta la città. Nell’arte ognuno può vederci delle cose e ci vuole il rispetto di chiunque ci veda delle cose. L’opera si può interpretare in diversi modi. Matassa-città, l’opera è una allegoria della città, di questi spaghetti, di queste viscere che sono metaforiche…Ero molto più giovane e sognavo uno spazio molto più grande che poi è arrivato, perché i sacrifici, l’impegno danno risultati, quindi studiare è importante. Il mio impegno di artista è stato premiato e ho trovato questo spazio più grande e ho la fortuna di stare in questo luogo meraviglioso nel centro storico della nostra città”.

Durante l’intervista il Maestro si sottopone con pazienza e disponibilità alle nostre domande.
1. “Diventa il cambiamento che vuoi vedere’’ è una frase che ha inciso su una delle sue opere. Lei è diventato “il cambiamento che voleva vedere’’? (Lucia)
“Diciamo che abbiamo iniziato. Il cambiamento totale non avviene mai, perché c’è sempre qualcosa che si rinnova nella contemporaneità. Quando raggiungo degli obiettivi, me ne pongo altri. Una forza, una molla per andare sempre avanti. Il cambiamento in parte, per quanto mi riguarda, è avvenuto anche nella città. Il miracolo del turismo che abbiamo a Napoli è un segno importante. Non c’è dubbio che tutto vada migliorato e si può migliorare”
2. In giovane età, avrebbe mai pensato di diventare così famoso e di ottenere l’appoggio e la stima da parte di tutto il mondo? (Fabiana)
“Questa è una domanda che mi fa emozionare perché ero un bambino e volevo fare l’artista però, poi, non ho potuto studiare, non ho potuto fare delle cose, ma poi ho incontrato uno sventurato peggio di me che era Pulcinella. Che alleato! Che compagno! Sognavo di trovare una dimensione, un equilibrio per poter andare avanti e poi è successo e non me ne sono accorto. Se ne stanno accorgendo gli altri che sono diventato famoso. Io non sono cambiato, sono sempre lo stesso, vado avanti. Certo, è stato una grande soddisfazione, una grande gioia per me poter fare ciò che sognavo di fare, poter fare l’artista, esprimermi attraverso qualcosa che in quegli anni era difficile, impossibile. Io parlavo di Napoli, di pizza, di San Gennaro, di Pulcinella, di Uovo e di tutto ciò che era nella tradizione, che sembrava già scontato e invece non lo era perché era qualcosa che era nascosto dentro di noi e io l’ho portato in superficie e questa è stata la più grande gioia e il più grande riconoscimento che, come artista e come uomo, ho potuto vedere”.
3. Napoli è la sua fonte di ispirazione e Lei ne raffigura soprattutto alcuni dei suoi numerosi simboli. Girando per il mondo, non ha mai pensato di illustrare, di ispirarsi ad altri elementi internazionali che l’hanno colpita? (Sofia)
“Sicuramente ciò è successo perché la crescita è avvenuta attraverso il viaggio, il confronto. Innanzitutto, non ho tradito il linguaggio e la riconoscibilità del mio territorio, della mia città. Quello che ho imparato nel mondo sono i sistemi, in qualche modo, come esprimere in una maniera differente tutto quello che volevo rappresentare. Quindi, Pulcinella nei luoghi comuni era il Pulcinella con la maschera nera, il vestito bianco e che mangiava gli spaghetti. Con tutto questo ho iniziato una metamorfosi. L’identità e la metamorfosi. La metamorfosi avviene attraverso i panorami dell’arte contemporanea, andando a New York, a Berlino, a Bonn, a Londra, a Parigi. Mi sono confrontato con il mondo dell’arte e ho capito che potevo andare avanti attraverso i materiali, attraverso le istallazioni. Cosa è un’istallazione? È qualcosa che si adatta allo spazio. Ad un certo punto a Pulcinella tolgo la maschera, utilizzo un metallo, non il cuoio della maschera, non la terracotta, non il bronzo, metto una maschera, la faccio di ghisa, di ferro e faccio cento maschere e le butto a terra (quelle che sono dietro di voi). Questa è un’istallazione moderna. Pulcinella perde il corpo e diventa un’istallazione che possiamo, poi, mettere in tanti modi, su una parete, appesa, si adatta allo spazio. Quindi ha un linguaggio universale”.

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