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Caro diario

Immagine del redattore: ilBelvedereonlineilBelvedereonline

Aggiornamento: 10 apr 2020




Ho voluto paragonare il diario di un ragazzo del 1918 con quello di un ragazzo del 2020. Dopo quasi cento anni, ci lamentiamo della quarantena (che, però, ovviamente, non è un “buon evento”) senza però riflettere su quello che hanno dovuto subire i nostri antenati affrontando la guerra.

Ci possiamo ritenere “fortunati” perché comunque siamo a casa, con la nostra famiglia, non manca il cibo e, anche se con più difficoltà, possiamo ricevere un’istruzione, divertirci e tenerci in contatto con i nostri amici. Se siamo uniti #andràtuttobene.

 

28 luglio 1914 – 11 novembre 1918 - (Tratto da: “Noi siamo futuro”)

Marzo 1918

Caro diario,

mi chiamo Giovanni, sono nato a Sassari e ho venti anni. Ora mi trovo al fronte come tanto desiderato. Ricordo che sono scappato di casa qualche mese fa con la scusa di andare a comprare le sigarette.

I miei genitori penseranno sicuramente che io sia morto! Mi dispiace di ​averli fatti preoccupare, ma dentro di me sento che questo è il mio destino. Mi sono arruolato come soldato di leva nel 151° reggimento della Brigata Sassari. Dopo neanche un mese di addestramento mi hanno spedito nel Nord Italia, per la precisione nei pressi di un fiume di cui ancora non conosco il nome. In compenso sono riuscito a constatare che l’acqua è molto fredda.

Dopo quasi tre mesi di permanenza al fronte ho avuto la possibilità di apprendere come orientarmi. Ho imparato a razionare il cibo, l’acqua e anche a dormire su scomodi sacchi di sabbia. Tra i miei compagni di fanteria sono l’unico in grado di saper leggere e scrivere. Infatti mi hanno incaricato di scrivere tutte le lettere da mandare ai propri cari. Siccome ho finito prima del previsto, ho avuto l’idea di scrivere anche per me . Ora devo andare, il coprifuoco non può attendere. Non so se scriverò ancora, è possibile che io muoia oppure che possa restare ferito.

 

Martedì 10 Marzo 2020 - Lunedì 16 Marzo 2020

Martedì 10 Marzo 2020

Caro diario,

mi chiamo Lucia, sono nata a Napoli e ho tredici anni. Ora mi trovo a casa, come tanto desiderato. Ricordo che hanno chiuso le scuola già una settimana fa, con la scusa di fare lavori di igienizzazione. I miei genitori penseranno sicuramente che sia servito qualcosa! Mi dispiace che si siano preoccupati per questa malattia, ma dentro di me sento che questo è un primo passo per poi far chiudere le scuole per sempre! Dopo neanche qualche giorno di scuola hanno dichiarato allerta nel Nord Italia, per la precisione nei pressi di un città di cui ancora non conosco il nome. In compenso sono riuscita a constatare che l’amuchina è molto utile. Dopo quasi tre giorni di permanenza a casa ho avuto la possibilità di apprendere come organizzarmi con i compiti. Ho imparato a fare l’indispensabile, in modo da poter dormire il più a lungo possibile nel mio comodo letto. Io e i miei compagni abbiamo deciso di fare delle videochiamate per tenerci in contatto. Siccome ho finito la videochiamata prima del previsto, ho avuto l’idea di andare a giocare alla Play Station. Ora devo andare, il videogioco non può attendere. Non so se scriverò ancora, è possibile che io muoia venga contagiata.

 

Ottobre 1918

Caro diario,

non vedevo l’ora di scrivere nuovamente. Fortunatamente sono ancora vivo. Sono stato colpito alla spalla sinistra circa un mese fa, mi hanno portato con urgenza in infermeria ed estratto le schegge di una bomba a mano.

Io sono sopravvissuto, molti altri no.

Dicono che fra poche settimane arriveranno i rinforzi.

Ho scoperto come si chiama il fiume. Il suo nome è Piave. Proprio in questo luogo siamo riusciti a cacciare il nemico a suon di spari, granate e mitragliatrici. Lo confesso: odio uccidere e la guerra non mi piace, ma se questo è l’unico modo per sopravvivere, dannazione, dateci più colpi!

Gli altri reggimenti provenienti dalle altre regioni ci prendevano in giro per la nostra altezza, ma non sapevano che avevamo più sale in zucca di loro. Indovina chi è stato costretto a retrocedere? Esatto, proprio quelli a cui abbiamo dovuto dare una mano.

Sono molto stanco e credo che proseguirò un’altra volta.

 

Giovedì 12 Marzo 2020

Caro diario,

non volevo scriverti nuovamente. Fortunatamente sono ancora viva.

Tutt'Italia è stata colpita dal virus e, con urgenza la Nazione è stata dichiarata "zona rossa". Io sono sopravvissuta e non mi sono ammalata, molti altri non sono fortunati come me. Dicono che fra poche settimane sarà tutto passato. Ho scoperto come si chiama la città. Il suo nome è Codogno. Proprio in questo luogo sono riusciti ad individuare i primi casi.

Lo confesso: per ora la quarantena non mi piace, ma se è l’unico modo per sopravvivere lo vedremo molto presto.

Alcune persone del nord prendevano in giro noi napoletani per la nostra cultura, ma non sapevano che avevamo più sale in zucca di loro, infatti qui non ci sono molti contagiati. Indovina chi è stato costretto a retrocedere con gli insulti? Esatto, proprio quelli a cui abbiamo dovuto dare le mascherine.

Sono molto stanca e credo che proseguirò un’altra volta con il videogioco.

 

11 novembre 1918

Caro diario,

sono sette mesi che non scrivo e ho solo buone notizie! Abbiamo vinto! La settimana scorsa il capo dei reparti del Genio ha dato l’ordine di far brillare le cariche esplosive per far saltare il ponte. Ad un certo punto ci siamo girati e abbiamo visto i rinforzi. Un po’ in ritardo, ma poco importa: la nostra resistenza è bastata. La Sardegna verrà ricordata per sempre per la nostra impresa. Ora si preparano i bagagli perché la guerra è finita. Ci sentiamo tra qualche giorno per ulteriori notizie.

 

Venerdì 13 Marzo 2020

Caro diario,

è da un giorno che non scrivo e ho solo cattive notizie! Abbiamo perso! L'OMS ha dichiarato la pandemia e, ad un certo punto, abbiamo guardato la TV e abbiamo visto che la borsa è scesa del 16%. Un po’ tanto, ma poco importa: la borsa non è roba che m'interessa. L' Italia verrà ricordata per sempre per le pessime azioni di governo. Ora si preparano le autocertificazioni perché sto provando ad andare a fare una passeggiata.

Ci sentiamo tra qualche giorno per ulteriori notizie.

 

(Data indeterminata)

Caro diario,

sono a casa. Ti scrivo gli ultimi avvenimenti di questa mia fantastica avventura. Quando ho suonato al campanello di casa, il mio babbo ha aperto la porta e mi ha dato uno schiaffo che mi ha fatto sobbalzare di qualche metro. Ero steso sul pavimento, si è avvicinato e con aria minacciosa mi ha detto: “Non farlo mai più”​. Avevo i brividi, ma ero contento di aver ricevuto quel colpo e soprattutto di rivedere la mia famiglia. Quando ho raccontato tutto, per poco mia madre non è morta d’infarto. Ero felice di essere tornato, ma soprattutto di aver servito la Patria, la mia amata Italia.

Forza Paris!

 

Lunedì 16 Marzo 2020

Caro diario,

purtroppo sono a casa. Ti scrivo gli ultimi avvenimenti di questa mia "fantastica" avventura.

Quando sono arrivata a Piazza Vanvitelli, ho iniziato a discutere con un carabiniere che mi ha costretta a tornare a casa. Quando lo ha saputo mio padre mi ha dato uno schiaffo che mi ha fatto sobbalzare di qualche metro. Ero stesa sul pavimento, si è avvicinato e con aria minacciosa e mi ha detto: “Non farlo mai più” . Avevo i brividi, ero solo andata a fare una passeggiata, finalmente era uscito il sole. Ero così triste di rivedere la mia famiglia. Quando ho raccontato tutto, per poco mia madre non è morta d’infarto. Non ero felice di essere tornata, ma soprattutto di aver saltato la mia passeggiata per "fare del bene, servire la patria".

Che odio la quarantena!

Lucia Palmieri

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