Occhi azzurro mare, sguardo profondo e un dolcissimo sorriso: è così che Alessandra Clemente accoglie la redazione de “il Belvedereonline” presso i giardini intitolati alla sua mamma, Silvia Ruotolo, vittima innocente della camorra.
L’impegno che Alessandra testimonia nei confronti dei giovani è il punto di partenza della nostra intervista; occorre dare dignità e voce ai ragazzi, perché il mondo, come lei stessa ci dice, “è nostro e ci appartiene”.
Le problematiche dei tempi che viviamo, relativamente all’illegalità, alle gravi mancanze strutturali e culturali, emergono proprio attraverso i giovani: essi sono una risorsa e sono il presente. Quando venne nominata Assessore alle Politiche Giovanili, Alessandra ci racconta che nel quartiere di Pianura mancava uno spazio dedicato proprio ai giovani, dove essi potessero coltivare il loro potenziale e la loro creatività attraverso attività di accoglienza: è così che nasce la Casa della Cultura e dei Giovani, un luogo di riscatto, con quindici sale dedicate alle vittime di camorra e anche ad una vittima di violenza sessista, Giuseppina Di Fraia. La gavetta amministrativa ed istituzionale di Alessandra, le ha permesso di prendere ancor più consapevolezza delle lacune della nostra città, con la certezza che per rendere più forte la legalità non bisogna scendere a compromessi mai. Grazie alla creazione di occupazione e di servizi, Napoli può diventare una città più vivibile e accessibile a tutti, a partire dalle categorie più fragili.
Figura importante nella vita di Alessandra è Don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione “Libera” che si batte contro i soprusi delle mafie in tutta Italia. L’unione, la voglia di cambiare le cose, l’esempio di tante altre vittime conosciute, sono state fonte di ispirazione per questa giovane donna, spingendola ad intraprendere la strada dell’impegno politico, di cui è molto soddisfatta.
La gioia di Alessandra è suo fratello Francesco: anche lui è con noi durante l’intervista. Insieme hanno affrontato il dolore, la perdita, i momenti bui; la rabbia del distacco da colei che oltre che una mamma era anche una migliore amica.
A pochi giorni dall’assassinio di Silvia Ruotolo, Alessandra sostenne l’esame di quinta elementare: “Mia madre guidava la mia mano e scriveva il tema con me”, ci dice. Un tema su un desiderio il suo, che racconta come un gambero, desideroso di camminare in avanti, riesce a realizzare il suo sogno, nonostante le chele spezzate, con l’aiuto di una sedia a rotelle costruita con i coralli. Testimonianza questa del fatto che quando c’è voglia di realizzare qualcosa, bisogna battersi fino alla fine.
Nonostante le avversità. Silvia non può e non deve essere dimenticata: ella è molto più di una lapide su cui apporre fasci di gerbere, i suoi fiori preferiti.
Alessandra ci parla anche del suo papà, un uomo forte, che dopo quell’11 giugno del 1997 è diventato anche un “mammo”; promotore, con i suoi figli, della Fondazione Silvia Ruotolo che, partendo dalla memoria di un’ingiustizia, si impegna a contrastare la criminalità, attraverso l’integrazione sociale dei giovani.
La Fondazione ha come scopo l’inclusione, la solidarietà, e favorisce iniziative anche in ambito scolastico, con lo scopo di sanare tutte le situazioni di emarginazione sociale.
Il dolore di Alessandra e Francesco è una ferita per tutta la nostra città: impegnarsi per il cambiamento è dovere di ciascuno di noi, perché uniti si vince, sempre.
Ginevra Novi
Comments