Stellarium: quando l'astronomia diventa filosofia ( di Miriam Perrone)
- ilBelvedereonline
- 30 mar
- Tempo di lettura: 3 min
Viviamo un'epoca in cui il pesante frastuono della città ci ha appesantito, ha annebbiato i nostri occhi, un brusio incessante che allontana pian piano la mente dall'infinita esplorazione di luoghi immaginari e distanti, dal cielo.
Quanto abbiamo perso?
Un tempo, in un'era lontanissima, il fitto cosmo era tutto ciò che l’uomo aveva, l'unico appiglio per sognare qualcosa di irraggiungibile, eppure così vicino, a portata di sguardo, talvolta toccato con un dito, o con un semplice cannocchiale, come il buon Galileo Galilei.Oggi, i progressi tecnologici ci hanno spalancato le porte dell'universo: telescopi di ultima generazione, sonde, missioni spaziali... il fuoco della conoscenza è stato acceso, ma la scintilla dell'immaginazione sembra affievolirsi. Forse, nella nostra fretta di scoprire tutto e subito, abbiamo dimenticato la bellezza dell'attesa, la meraviglia della scoperta lenta e graduale. Ed è proprio in questa ricerca di un ritmo più umano, di uno studio piacevole,che noi ragazzi sognatori, un esiguo gruppo di studenti di scuola media Sms A. Belvedere, abbiamo intrapreso un’avventura formativa, sviluppatasi in un progetto extracurriculare, che aveva come oggetto lo studio dell’Universo. Il nostro è stato un viaggio silenzioso che, spinto dall'incessante curiosità del mistero e grazie all’uso delle lenti virtuali del software Stellarium, ci ha permesso di sognare, di andare oltre la nostra piccolissima visuale e scoprire l'ignoto, sulle orme di Galileo Galilei, accompagnato dal suo fedelissimo cannocchiale, alla ricerca delle lune di Giove. Come lui, armati di uno strumento rivoluzionario, abbiamo scrutato con partecipazione le tante costellazioni, i pianeti più lontani e persino la nostra galassia, minuscola se paragonata all'Universo intero. Abbiamo visto come ognuno di noi, alla nascita, nel mondo cosmico, è colpito dalla traiettoria solare, che ci attribuisce così una costellazione (segno zodiacale): un nostro sentiero da perseguire anche nei momenti più bui. Galileo, Eratostene, o altri studiosi ancora, ci hanno aperto gli occhi sulla vastità del cosmo, sulla conoscenza scientifica, eppure, dentro di noi, c'è ancora spazio per lo stupore di essere così piccoli e indissolubilmente legati a questo oceano di stelle...la nostra millesimale posizione dinanzi all'infinito...

È un'intuizione profonda, come se la nostra essenza fosse una scintilla nell'immensa notte stellata, da sempre. Un richiamo che ci ricorda la nostra tenue, eppure eterna, appartenenza allo spazio, oscuro e imperscrutabile. Così, abbiamo avuto l'onore di incontrare, durante il corso con la Prof. Ricci , un ingegnere aerospaziale dell'ESA, Gianni Alberti.
Moderno "navigatore" della distesa celeste, ci ha mostrato come il suo preciso lavoro influisca sulla costruzione di sonde, sensori che hanno permesso di raggiungere mete inesplorate. Le sue parole dense di conoscenza, ci hanno illuminato sulle sfide e le meraviglie dell'esplorazione planetaria. Abbiamo compreso come le scoperte degli antichi (e di tutti coloro che hanno osato alzare lo sguardo al cielo) -seppur imprecise rispetto a quelle moderne- abbiano gettato le basi per le missioni che oggi ci portano a rendere realtà i nostri sogni di nuovi mondi e nuovi orizzonti. Stellarium, per noi, non è stato solo un software, ma un compagno di viaggio, una pausa curativa che ci ha insegnato a rallentare, riscoprendo la bellezza del cielo notturno. Un tesoro, quest’ultimo, che troppo spesso sottovalutiamo: noi, volti all'eterna ricerca di bellezza, viaggiatori instancabili verso luoghi ritenuti "magici", non ci
concediamo istanti per fermarci, per riflettere su l'immensa meta da sempre a nostra disposizione. Basta cambiare il modo di guardare il mondo e con meraviglia e cura, alzare
lo sguardo al cielo per trovare la risposta a ogni nostra ricerca. Un'immersione nell'infinito, un'esperienza che ha trasformato il mio sguardo. Un progetto grazie al quale ho elevato l'astronomia oltre al suo rango di scienza; inscrivendola nell’ambito filosofico, come strumento per riflettere sulla nostra posizione nell'universo e sul nostro ruolo in esso. Perché, come avvertiva Galileo, 'la filosofia è scritta in quel libro immenso che ci sta sempre dinanzi agli occhi, l'universo[...] Senza conoscerne la lingua, vagheremmo in un labirinto oscuro'. Stellarium non è stato un semplice strumento, per me; ma un tentativo di traduzione, un modo per dare un senso a quel labirinto, per abitarlo con più consapevolezza e non per dominarlo. Con l’augurio che ognuno non smetta mai di coltivare la curiosità che lo
spinge a guardare oltre l’orizzonte.
-miriam perrone-
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