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PASSIONE ( di Miriam Perrone)

Passione


Magie di musica e incantesimi di parole: così è stato "Passione", spettacolo

di e con Maurizio de Giovanni, che lunedì  29 aprile è andato in scena al Teatro Acacia di Napoli. Con la consueta affabulazione che gli è propria, De Giovanni ha raccontato, attraverso la sua narrazione, tranquilla ed emotiva, la genesi di alcune tra le più belle canzoni della musica napoletana. Aneddoti di vita vissuta e storia hanno reso vivi, dinanzi al pubblico, i più famosi e talentuosi poeti della tradizione partenopea, lasciando poi l'esecuzione musicale, dei singoli pezzi introdotti e spiegati, ad un quartetto di professionisti.: Marco Zurzolo, Marco De Tilla , Carlo Fimiani e Marianita Carfora, cantante dalla voce di angelo. Dopo un breve ricordo di INDIFFERENTEMENTE scritta da Martucci e Mazzocca, vincitrice morale al festival di Napoli del 1963 ( un titolo così lungo, un avverbio, come avrebbe potuto essere al primo posto?), ecco iniziare il racconto della passione.




Un giovanissimo Vincenzo Russo, guantaio di professione, animato da un sogno si presenta al pubblico. Il suo sogno si chiamava Enrichetta, abitava nel palazzo di fronte, al piano nobile, e per lui era la più bella donna dell’universo. Il ragazzo però non poteva nemmeno parlarle, perché essendo figlia di un orefice apparteneva a una classe sociale superiore: per

le convenzioni del tempo, un operaio non aveva la facoltà di rivolgersi direttamente a una ragazza di quel rango. Il giovane cominciò a frequentare la scuola serale, per poter almeno immaginare, un giorno, di scriverle; e continuò a nutrire quel folle sentimento per tutta la sua vita. La numerosa famiglia Russo aveva un perenne bisogno di risorse, e quando si sparse la voce che Vincenzo, a causa della sua cagionevole salute, fosse un assistito si decise di approfittarne. L’assistito era una figura assai popolare, all’epoca, e il giovane ne aveva tutte le caratteristiche: malato, gracile, sensibile e raffinato nonostante l’estrazione, perfino in

grado di leggere e scrivere; l’interlocutore perfetto delle anime del purgatorio, per fornire sogni da interpretare e giocare al lotto. Vincenzo,che in realtà non sognava nulla al di là di Enrichetta, inventava avventure mirabolanti che i giocatori andavano ad ascoltare, per tradurle in numeri talvolta perfino vincenti. La sua fama arrivò all’orecchio di un appassionato

scommettitore, che quando fece il suo ingresso nel seminterrato del giovane provocò in Vincenzo una crisi di coscienza. Si trattava infatti di Edoardo Di Capua, uno tra i maggiori musicisti dell’epoca (autore tra l’altro di ‘O sole mio ). Riconoscendolo, Russo confessò di non volerlo truffare, ma in cambio della visita gli volle donare un testo. Dapprima Di Capua si

irritò per l’inutile passeggiata; poi, una volta giunto a casa, lesse il foglietto e rimase colpito.

Senza rivolgersi alla ragazza col suo vero nome, per ragioni di convenienza, Vincenzo aveva messo su carta il sogno che un giorno lei si affacciasse alla finestra, che lui guardava ininterrottamente dalla strada cogliendo solo il suo passaggio fugace, e finalmente gli rispondesse. Di Capua musicò il testo, e nacque MARIA MARI’ . Attorno a quell’unico,

meraviglioso sentimento esclusivamente contemplativo di un giovane poverissimo e malato, che non poteva rivolgersi direttamente alla donna che amava nemmeno per manifestare il proprio amore, nacquero negli anni successivi altre straordinarie, dolcissime poesie che per mano di Di Capua, ormai divenuto amico del poeta, furono tradotte in canzoni che hanno fatto la storia della musica napoletana come  I’ TE VURRIA VASA’ , TORNA MAGGIO , L'URDEMA CANZONE MIA- (Tutt è fernuto).Un amore che, seppur vissuto da lontano, tiene in vita Vincenzo fino a quando, troppo debole, morirà all' età di 28 anni. E poi Nino Taranto, noto attore e comico, autore di un'unica canzone, che per la sua potenza d'amore è entrata nel patrimonio mondiale della cultura partenopea. Fonte di ispirazione di  LUSINGAME scritta nel 1956 sulla musica del maestro Mario Festa, fu la figlia Maria che, proprio in quell’anno, decise di sposarsi, comunicando quindi la notizia al papà che stravedeva per lei e

che, pur accogliendo con gioia la sua decisione, soffrì del conseguente distacco.E il grande Libero Bovio che nel 1888 pubblicò la scanzonata LARIULA' e scrisse la celeberrima ‘E SPINGULE FRANCESE musicata da Enrico De Leva, riproduzione quasi integrale di un canto popolare di Pomigliano d’Arco, richiesta dall' imperatore Guglielmo II di Germania, in visita a Napoli quello stesso anno.

PASSIONE è forse una delle canzoni napoletane più famose di tutti i tempi, il cui tema va dall' estasi alla sofferenza d'amore. Bovio la scrisse nel 1934 a seguito di un  incontro con un amico aristocratico caduto in disgrazia, in balia del male d'amore  per essere stato lasciato dalla moglie. La famosa REGINELLA, scritta per una giovanissima prostituta, il cui vero nome era proprio Regina, e della quale voleva celebrare la sua innocente

bellezza nonostante la corruzione del mestiere scelto. Con la comparsa del Signor Poeta, Salvatore Di Giacomo, e del suo amore dolce e travagliato con la giovane Elisa Avignano che poi diventerà sua moglie, si assiste all’esecuzione di uno dei grandi classici della canzone napoletana: PALOMMA 'E NOTTE. L’ultima parte di Passione ha riservato la storia di Edoardo Nicolardi, umile impiegato delle poste legato da profondo sentimento ad una giovanissima ragazza, che per volere della famiglia, era andata sposa a soli sedici anni a un uomo ricco e anziano. Ma presto la ragazza restò vedova e Eduardo potè finalmente sposarla. Per questo amore struggente compose una delle serenate più appassionate che resterà nella storia non solo della musica napoletana: VOCE 'E NOTTE. Nel finale fa capolino RUNDINELLA, la malinconica canzone del 1918 ,musicata da Gaetano Spagnolo e scritta da Rocco Galdieri scrittore di teatro e giornalista.

Si canta di un uomo tradito dalla sua donna paragonata ad una rondine che, lasciato il nido d'amore, tornerà ad esso dopo le sue lunghe peregrinazioni.

Purtroppo il tempo trascorre e lo spettacolo affabulatore volge al termine. La passione è andata in scena, è stata resa tangibile e viva al pubblico che affascinato e incantato dal sortilegio ha applaudito a lungo con gratitudine e passione verace.

-miriam perrone-

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